Fuorisacco, 06.08.2015.  Protagonisti, se ce lo permettono...

A proposito di un editoriale di Mario Calabresi.
Denunciare e pretendere. Concordo pienamente con l'editoriale di Mario Calabresi ("La Stampa", 31 luglio), intitolato: "Cittadini tornate protagonisti".
Per mia fortunata predestinazione (od involontaria allergia intellettuale), non mi sono mai piaciuti gli intrallazzatori ed i favoritismi.
L'ho dimostrato anche nel blog 'politico' che il quotidiano "La Stampa" mi aveva concesso come lettore, in un'iniziativa che Calabresi, appena nominato direttore, bocciò a freddo: ne garantiva la prosecuzione soltanto se chi scriveva il blog pagava l'ospitalità...
I blog erano partiti nel 2005, per iniziativa di Anna Masera (ora Responsabile della Comunicazione della Camera dei deputati). Qualche mese dopo venni contattato dalla struttura che mi comunicava che il mio blog avrebbe avuto uno spazio fisso nella pagina della politica. Il 29 marzo del 2007 ero in home page tra i blog consigliati dalla redazione. Sulla Stampa sono rimasto per 3 anni.

Quando Calabresi nel 2009 arrivò a "La Stampa", gli scrissi una mail per chiedergli le sue intenzioni su quei blog dei lettori. Non mi rispose.
Negli ultimi mesi del blog, le frequenti segnalazioni dei miei pezzi che ricevevo sulla home del sito del quotidiano torinese (che leggo dal 1964), agitarono uno sponsor locale del foglio. Il quale fu soddisfatto con cancellazioni dalla stessa home, a poche ore di distanza dell'inserimento, delle segnalazioni dei miei testi. Come dire che la libertà di pensiero esiste a patto che non si stia sullo stomaco a qualcuno.

Lo stesso identico, autorevole (perché sganciava moneta) sponsor, in sede locale ottenne da un quotidiano cittadino un commento ad un mio pezzo (2006) sulla prima biblioteca pubblica italiana, la Malatestiana riminese in San Francesco, in cui il mio testo era elegantemente definito "la solita patacata riminese".
Quindi, egregio Calabresi, lei ha ragione: "Bisogna denunciare e pretendere", non chiudere gli occhi, aspettando qualche miracolo.
Ma se poi uno parla liberamente, senza poter essere smentito nella verità delle notizie riportate, non si aboliscono i blog del giornale che si dirige.

In una lettera inviata a marzo ad un quotidiano locale, scrivevo sul rapporto giornalismo-democrazia, che aveva ragione il sindacalista Roberto di Francesco quando condensava il problema fondamentale della realtà politica e culturale italiana di questo momento con un motto semplice nella formulazione, ma molto complesso nella sua sostanza logica: occorre che i giornali siano più liberi per poter godere noi tutti di più democrazia.

Quello stesso giornale locale ha cestinato una mia successiva missiva che era divisa in due parti. La prima racconta le reazioni sul web ad una precedente lettera mia (14 luglio), la seconda si sofferma sulla gestione delle attività culturali in sede locale.
Nel frattempo, lo stesso giornale, il 31 luglio ha pubblicato un'altra lettera, in cui la Biblioteca Gambalunga di Rimini era definita "vecchia, inadeguata, polverosa, personale demotivato, nessuna innovazione, che si sputtana tutto in iniziative e non innova uguale a mezzo secolo fa".

Il tema della cultura era affrontato in breve anche nella mia lettera cestinata, dove scrivevo: "Qui a Rimini se non sei alloggiato presso qualche casa madre, non puoi fare nulla neanche nel campo della cultura". Tutto qui lo scandalo, con conseguente censura.

Ecco perché vorrei scrivere un pezzo intitolato: "A che cosa serve la censura nella 'piccola' Rimini?".

Antonio Montanari
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