Fuorisacco, 07.07.2015.  Se l'accusa di "gufi" prende piede pure qui.

Lettera inviata al "Corriere di Rimini", e pubblicata l'8 luglio.
La regressione a livello infantile, che il premier Matteo Renzi dimostra di subire, quando definisce ufficialmente "gufi" coloro che criticano o discutono i suoi comandamenti politici, rischia di diventare un modello politico. Al quale prima o poi s'accosteranno od adegueranno i suoi colleghi politici impegnati in ruoli, meno elevati ma altrettanto importanti, in tutta la scala di rappresentanza dei cittadini, per arrivare a coinvolgere, condizionare e modellare pure i primi cittadini dei luoghi che hanno un ruolo nella vita economica del Bel Paese.
Rimini, purtroppo, è già in prima fila in questa (non nuova) pedagogia renziana che prima o poi dovrà subìre una rivoluzione culturale (tatarcord il '68?, potrebbe domandare qualche buontempone),  per porre al centro della vita politica non tanto le deliberazioni di una Giunta comunale, quanto le vere questioni sociali, economiche e culturali sulle quali dovrebbe essere garantito ad ogni cittadino il diritto di intervenire.
Ora invece prevale il divieto di pensare perché soltanto chi decide "in alto" vuol godere di tutte le garanzie democratiche negate al cosiddetto "popolino".
La vicenda riminese delle "cartoline" che reclamizzano la città (non altrove, ma al suo interno…), è paradossale per vari motivi: con stile tipicamente renziano, si è manifestata intolleranza verso quanti non sono stati pronti ad obbedir tacendo al verbo artistico di moda, a dimostrazione che soltanto chi tace ed acconsente al partito di governo merita rispetto, reverenza e garanzie costituzionali di libero pensiero.
Eh, no: così si costruisce il più classico dei "circoli chiusi" di cui la Storia italiana è stata sempre piena. Purtroppo per noi, esistono tante, dolorose, tragiche, intramontabili cronache che confluiscono in quella Storia, per cui l'accusa di "gufismo" contro chi dissente, a Roma o a Rimini, non fa ridere, ma rende tristi se di quelle cronache si è letto e studiato qualcosa.

Antonio Montanari
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