Fuorisacco, 02.08.2016.  «Publiphono», dal 1945.
Le voci di Glauco Cosmi e Sergio Zavoli

Dai ruderi di palazzo Gioia, all'angolo di piazza Cavour, le notizie del giorno scendevano sul centro attraverso gli altoparlanti di «Voci della città». Le commentavano Glauco Cosmi e Sergio Zavoli.
Cosmi erediterà il mestiere del tipografo, ma farà anche il politico e l'operatore culturale specializzato in musica. Zavoli era a quel debutto radiofonico a cui seguiranno glorie giornalistiche come inviato sportivo, cronista delle coscienze e della storia.
L'esperienza di di «Voci della città» comincia dopo la Liberazione. Informazioni e pubblicità si mescolano, qualche volta si fa sentire anche Gino Pagliarani, che aveva contribuito alla decisione di «fondare l'unico giornale che potesse entrare nelle case e starci un tempo ragionevole per lasciarci qualcosa», nel difficile momento di quei giorni in cui «la città era priva di notizie anche e soprattutto di se stessa», come Sergio Zavoli ricorda in «Romanza».
Nel ricostruire quell'esperienza, Zavoli non riesce a celare una punto d'orgoglio per la sua invenzione giornalistica: «Credo non sia mai esistito un quotidiano che abbia raggiunto la gente attraverso le finestre». Trasmetteva due volte al giorno, alle 13 ed alle 19, la sigla era un valzer che Glauco Cosmi, l'esperto musicale del trio, aveva scelto con cura.

Il resto di quest'articolo, 1946. A rimorchio della santità, apparso su «Il Ponte» del 7.5.1989, si legge qui.
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Antonio Montanari
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