Fuorisacco, 27.06.2016.  Riletture mie e censure altrui.
Autentici, non apocrifi. Curradi, 1990.


Currado Curradi nel 1990 osservava che certi diplomi del XII sec. «sarebbero molto importanti se fossero autentici; la critica storica, però, li considera apocrifi».
A sostegno della sua osservazione, Curradi non presentava alcun rinvio alle fonti della cosiddetta «critica storica».
Dobbiamo pertanto accontentarci di quanto scriveva al proposito Luigi Tonini nel secondo volume della «Storia di Rimini» («Rimini dal principio dell'era volgare all'anno MCC», Rimini 1856), alla p. 578: il diploma di Federico I (1157), scoperto dal Garampi e poi pubblicato dall'Olivieri e F. G. Battaglini, su comunicazione di G. Marini (come si legge a p. 38 delle «Memorie sulla zecca di Rimini» di Battaglini, Bologna 1778), fu da Marini e Battaglini considerato «autentico».
Per il diploma del 1167, Luigi Tonini (p. 363) scrive: «Fu dubitato sulla sincerità» del documento, «per non essere esatto in ogni sua parte»: «Tuttavia, come osservò il Cardinal Garampi, può sanarsi pure in più luoghi: onde vedi le Note, che vi abbiam posto in calce» (alle pp. 585-586), con rimandi a testi analoghi presenti nel Muratori.
Tonini rinvia anche alle risposte di Battaglini («Memorie sulla zecca di Rimini», pp. 42-44) ad Olivieri (il quale costituisce forse quella «critica storica» assunta da Curradi come verità).
Morale della favola: Garampi e Battaglini sono per la veridicità del documento, contro il solo Olivieri («Memorie di Gradara», Gavelli, Pesaro 1775, p. 12).
Possiamo chiudere con un sorriso avvicinandoci a tempi più recenti rispetto a Curradi (1990): un celebre studioso ha negato la verità dei documenti del 1157 e del 1167 invocando lo stesso Curradi, mentre i dubbi dell'Olivieri erano relativi soltanto al secondo del 1167...
Alla versione completa del 2016 di "Riletture".

Antonio Montanari
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