Fuorisacco, 29.10.2017.  La casa di Federico Fellini

Si torna a parlare della casa dove è nato Federico Fellini, tema affrontato nel mio Tama n. 779 sul Ponte n. 38 di domenica 29 ottobre 2000, che ripropongo.

Federico Fellini è dimenticato?
Una signora olandese che negli anni ’60 lavorò a Rimini "quando era ancora il paese di Federico Fellini", si è lamentata con un quotidiano locale come il regista qui da noi sia dimenticato. Ritornata per una visita, si è recata in via Oberdan "in cerca della casa natale di Fellini", aspettandosi "di trovare una lapide con il suo nome o magari un museo", invece niente.
La biografia di Tullio Kezich racconta che Fellini non nacque in via Oberdan, ma in viale Dardanelli 10, alle ore 21.30 del 20 gennaio 1920, fra tuoni e fulmini. Lui poco dopo dovette inventarsi, come al solito, una versione leggendaria del fatto, se un giornale scrisse che il lieto evento avvenne in treno "tra Viserba e Riccione, precisamente anzi a Rimini". Kezich ha potuto constatare, oltretutto, che quel giorno era in atto da dieci giorni uno sciopero dei ferrovieri, condannato dal foglio cattolico "Ausa" che scriveva un "Elogio del Krumiro" ed accusava i rossi di consumare troppo champagne ai loro veglioni.
Questo è il particolare che spiega il motivo per cui la signora non potrà mai trovare un ricordo sulla casa natale di Fellini in via Oberdan. Strano che nessuno le abbia detto che invece, all'ingresso del Cimitero, c’è il monumento con la tomba del regista e di Giulietta Masina. Rimini non ha dimenticato Fellini da morto, lo ha sempre ignorato da vivo, e questo è un altro discorso, diverso anche da quello delle beghe legate alla Fondazione che porta il suo nome.
Con sottile perfidia, Kezich apre il suo libro con una citazione di Benito Mussolini ("Rimini? Scarto delle Marche e rifiuto della Romagna"), che spesso è stata riproposta da Liliano Faenza, un riminese eretico di bella penna. In quarant’anni, da quando Fellini arrivava a Rimini di notte e vedeva pochi amici intimi, ad oggi che il suo nome accompagna quello del Passatore nelle etichette dei vini, che cosa è cambiato nella nostra mentalità collettiva?
Rimini resta una città dal pessimo carattere. Un amico, calmo di spirito ed estraneo a competizioni culturali, economiche e sociali, ma molto partecipe alla vita pubblica, mi diceva l’altra sera, che da noi lo sport cittadino preferito è quello di sparlare di un’iniziativa, di un progetto o di un libro, prima ancora che essi vengano delineati o presentati. Si parla a vanvera. Come in "Amarcord" fa il celebre Giudizio, personaggio che non vorremmo diventasse simbolo della città.[779]

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA



"Riministoria" è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 07.03.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 05.08.1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67, 21.03.2001. © Antonio Montanari. [2511, 29.10.2017]. Mail