Fuorisacco, 02.04.2015.  In ricordo di Ezio Raimondi.


Lettera al "Corriere di Romagna", pubblicata il 2.04.2015
Il 28 marzo a Bologna, all'Archiginnasio, con grande successo di pubblico, è stata presentata la seconda edizione di un testo curato da Alberto Bertoni e Giorgio Zanetti, "Camminare nel tempo", una conversazione con Ezio Raimondi, ad un anno dalla sua scomparsa.
Il volume è una fonte preziosa di notizie che non riguardano soltanto l'illustre figura di un Maestro della cultura europea e dell'Università di Bologna, ben conosciuto in Romagna
I curatori del volume giustamente accostano il «sapere sconfinato» di Raimondi ad un'altra sua caratteristica, «l'oblio di sé».
Ci piacerebbe che molti intellettuali arroganti che sono in circolazione, ed operano anche «manu militari», si ricordassero di quest'immagine del grande, indimenticabile Maestro che Bertoni e Zanetti onorano con il loro libro.

Antonio Montanari
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  Fuorisacco, 01.04.2015.  Camminare nel tempo, con Ezio Raimondi.


Sabato 28 marzo 2014 a Bologna, nella sala dello Stabat Mater dell'Archiginnasio, è stata presentata la seconda edizione (presso il Mulino, dopo quella di Aliberti del 2006) di un testo curato da Alberto Bertoni e Giorgio Zanetti, "Camminare nel tempo", una conversazione con Ezio Raimondi, ad un anno dalla sua scomparsa.
Il volume è una fonte preziosa di notizie che non riguardano soltanto l'illustre figura di un Maestro della cultura europea e dell'Università di Bologna.
Esso racconta le storie di un uomo sempre ben collocato nella Storia del suo tempo, non soltanto per il senso dell'esperienza vissuta da Raimondi, ma anche per l'attenzione critica ed analitica dei suoi "interroganti". I quali appartengono alla cerchia dei suoi allievi: per quarant'anni lo hanno frequentato, come si legge nella «Postfazione» (p. 201).
Le storie personali di Ezio Raimondi sono illuminanti per capire quella Storia che spesso si riduce a formule di comodo ed a riassunti che vogliono farci risparmiare tempo, ma che impediscono di comprendere o soltanto di esaminare la complessità di ogni fatto o fenomeno.
C'è una frase di Raimondi (p. 81) che andrebbe presa come programma di lavoro intellettuale: «Io parto da un'idea di uomo imperfetto, che costruisce di continuo proprio perché imperfetto».
E poi Raimondi aggiunge una motivazione filosofica («il mio modo di essere heideggeriano»), fusa però subito con un richiamo autobiografico che non si chiude nel limite geografico della propria persona, ma s'estende ai contorni dell'esperienza vissuta con gli altri: «un modo molto da via del Borgo».
La via del Borgo di San Piero è quella in cui Raimondi è cresciuto per i suoi primi vent'anni, dove tutti avevano un proprio ruolo, e dove ha cominciato a sperimentare come nasceva un piccolo romanzo dalla strada, ben diverso da quello di altri luoghi della sua Bologna (pp. 157-158).
Il prezioso lavoro di Bertoni e Zanetti dovrebbe essere letto e soprattutto studiato da chi si avvicina al campo degli studi umanistici, per rendersi consapevole di che cosa significhi fare cultura, studiare un testo od un autore, saper parlare e soprattutto ascoltare.
I curatori del volume giustamente accostato il «sapere sconfinato» di Raimondi ad un'altra sua caratteristica, «l'oblio di sé» (p. 201).

Ci piacerebbe che molti intellettuali arroganti che sono in circolazione, ed operano anche «manu militari», si ricordassero di quest'immagine del grande, indimenticabile Maestro che Bertoni e Zanetti onorano con il loro libro. Per il quale personalmente li ringrazio.

Antonio Montanari
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