Fuorisacco 2015
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    Fuorisacco, 15.12.2015.  Galeotto di Pietramala. Nuove pagine.

La sezione di "Riministoria" dedicata a Galeotto di Pietramala di recente è stata aggiornata con una serie di nuove pagine, tra le quali ricordiamo soprattutto quella intitolata 1567, si parla di fuga da Avignone, in relazione al precedente testo su quella fuga (del 18 settembre, aggiornato il 29.10): La fuga da Avignone sul finire del 1397.
Nel 1397 Galeotto fugge da Avignone, soggiorna per alcuni mesi a Valence e poi si reca a Vienne, città «ad Rhodanum fluvium sita», nel Delfinato, dove scompare l'8 febbraio 1398.
Poco prima, Galeotto era stato privato dei redditi della località di Noves, riconosciutigli dal Papa Clemente VII, per colpa di Gilles Bellemère (1342-1407), esponente di spicco della corte di Avignone, di cui diventa vescovo nel 1392.
La questione si trascina dal marzo 1394 all'agosto 1397. Galeotto protesta perché privato di quei redditi di Noves. Ma fa altrettanto, e "bien fort", Bellemère scrivendo pure un trattato per dimostrare in punta di Diritto romano "la justesse de ses prétentions".
Per rafforzare "son droit sur Noves, il invita les habitants à prêter un serment public d'obéissance à sa personne, à son église et à sa cour de Noves" (scrive Henri Gilles, "La vie et les œuvres de Gilles Bellemère", pp. 116-117).
Siamo proprio alla vigilia della partenza di Galeotto di Pietramala da Avignone per Valence.
Bellemère, personaggio celebre per le sue compilazioni di Diritto canonico (divenne famoso con i "Commentari" al "Decretum Gratiani" o "Corpus iuris canonici" del XII sec., editi nel 1548), era in contatto con gli intellettuali umanisti di Avignone, quindi pure con lo stesso Galeotto che di quel gruppo era il protettore (A. Coville, La vie intellectuelle dans les domaines d'Anjou-Provence de 1380 à 1435, Parigi 1941, p. 406). E Galeotto deve aver considerato il comportmento di Bellemère un tradimento pieno di pericoli per il suo futuro.

Tra le nuove pagine, va ricordata la sezione relativa all'epistola di Galeotto "Ad Romanos" del 1394 ed al modello a cui si ispira, di Francesco Petrarca, collegato alla vicenda della morte violenta di Cola di Rienzo: "Quantunque al primo colpo morisse, s'infierì atrocemente contro il cadavere; annodatigli i piedi, lo trascinarono sino in piazza di San Marcello, presso alle case dei Colonna; ove, tutto sconcio dalle ferite e mutilato del capo, fu appeso pei piedi alle forche. Pendette due giorni e una notte, fra gli scherni dei ragazzi che vi gettavano pietre; sinché per ordine di Giugurta e di Sciarretta Colonna, tratto al Campo dell'Austa, davanti al mausoleo di Augusto, venne bruciato dai Giudei ad un fuoco di cardi secchi", come si legge in F. Papencordt, "Cola di Rienzo e il suo tempo", Torino 1844, p. 289.

All'indice delle pagine su Galeotto di Pietramala.


Antonio Montanari
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