Fuorisacco, 28.06.2015.  Rimini. La Tari ha un ritardo. Ma è incinta?

Lettera inviata al "Corriere di Rimini". Pubblicata 01.07.2015
La decisione di far decidere il 30 giugno se spostare dallo stesso 30 giugno al 20 luglio la scadenza prevista per la prima rata della Tari nel Comune di Rimini, nasconde pietosamente due verità: non si era trovato il mezzo idoneo ed efficace per trasmettere in tempo ai cittadini i documenti necessari; e si è voluto far finta di nulla, sapendo che le cose non stavano andando per il verso giusto.
Il comunicato-stampa del Comune di Rimini del 26 giugno annunciava che appunto il 30 giugno si sarebbe pronunciata la quinta Commissione con una decisione che, se positiva, doveva poi essere trasmessa al Consiglio comunale “per la ratifica definitiva”. Il che significa che la Burocrazia comunale “competente” potrà avere dati certi soltanto (molto) dopo la scadenza del 30 giugno.
Se il cittadino arriva in ritardo alle Casse comunali, paga pegno. Se la Burocrazia comunale se la prende con calma per eccesso di camomilla, tutto va bene, Madama la Marchesa.
Non mi meraviglio più di nulla, dopo molteplici esperienze nel corso di vari decenni. Due soli esempi. Nel 1994 dovetti ricoverare in casa protetta mia madre novantenne per un crollo vertebrale, e chiesi il suo cambio di domicilio. Mi fu risposto che, non essendo stata trovata in casa propria, essa perdeva la residenza nel Comune di Rimini. Nel 1973 mio suocero ricevette un verbale comunale per evasione fiscale della Imposta di famiglia, quale titolare di una ditta al Mercato all'ingrosso di Rimini, dove invece era dipendente con l'ultima qualifica salariale, detta di “uomo di fatica”.
Non arrivo ad esperienze recenti più comiche. Per oggi e domani vale la battuta dell'amico Aramis: “La Tari ha un ritardo. Ma è incinta?”.

Antonio Montanari
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