Alle origini di Rimini moderna (3. Scheda). 1529, papa Clemente VII passa per Rimini, senza alcuna pompa (come annota Carlo Tonini nel 1887), diretto a Bologna per incoronare (1530) Carlo V e soprattutto ridare Firenze ai suoi
Tutte le strade portano alla Storia.
[Scheda per il cap. 3, presente sul web.]


Tutte le strade portano alla Storia. Da Rimini nell'ottobre 1529 transita la comitiva pontificia proveniente da Roma e diretta a Bologna. Dove Clemente VII deve incontrare l'imperatore Carlo V. È un momento critico.

Sogno imperiale
Finite le prime guerre d'Italia combattute tra 1494 e 1516, Carlo V diventa imperatore nel 1519. Nel 1526 egli attacca il papa che ha aderito alla lega antimperiale di Cognac. Dal 6 maggio 1527 al febbraio 1528 Roma è sconvolta dal drammatico sacco dei lanzichenecchi, mercenari tedeschi di fede luterana.
La pace dell'Europa può passare soltanto attraverso il sogno imperiale riproposto dal gran cancelliere di Carlo V, l'italiano Mercurio Arborio da Gattinara, gran studioso di Dante ma soprattutto attento osservatore dei fenomeni sociali ed economici come quelli del nostro Mezzogiorno (A. Musi). Per realizzare quel sogno occorre accordarsi con il papa che, dopo l'adesione alla lega di Cognac, è stato punito da Carlo V, lasciando che i lanzichenecchi venissero dalla Germania in Italia "per compiere atroci vendette contro la Curia romana e il pontefice" (B. Barbadoro).

Senza pompa
Clemente VII giunge a Rimini quasi in incognito: "in lettiga senza pompa alcuna" annota C. Tonini (1887), che ricorda di aver letto sul tema pagine del diario di Biagio Martinelli da Cesena. In esse si trova che ad andargli incontro alla Cattolica è un suo illustre parente, Niccolò Martinelli di Rimini, accompagnato dalla moglie Camilla de' Parcitadi. Da altra fonte (la "Cronaca" della visita pontificia pubblicata a Bologna da Gaetano Giordani nel 1842), apprendiamo che Biagio Martinelli è un personaggio di rango nella corte romana. Sacerdote, egli funge da arcicerimoniere apostolico con l'incarico di scrittore della cronaca ufficiale pontificia. Un suo ritratto è collocato nella Cappella Sistina.
Il silenzio che circonda l'arrivo del papa a Rimini è più che comprensibile. Nel 1523 la città era stata restituita alla Chiesa che l'aveva perduta nel 1503. Dal 2 ottobre al 24 novembre 1503 Pandolfo "Ultimo" (o Pandolfaccio) era stato di nuovo signore di Rimini, ma sotto il governo veneziano. Il 16 dicembre aveva ceduto la città alla Serenissima. Ne era diventato signore nel 1482, all'età di sette anni, per cui fu posto sotto la tutela di Galeotto Lodovico Malatesti.

Al "Cimiero"
Il figlio di Pandolfaccio, Sigismondo II, è rientrato a Rimini nel 1527, lasciando il governo al padre che l'8 aprile 1528 ha ricevuto l'investitura pontificia che ha scontentato tutti. Il governo malatestiano termina il 17 giugno dello stesso 1528: Rimini si trova allora in una situazione inquieta che sfocia nell'assalto all'archivio ed alla cancelleria della città, posti nel convento di San Francesco.
Clemente VII è ospitato nel palazzo detto "del Cimiero". Come documenta C. Tonini, esso dal 1511 è di proprietà del Comune in base ad un "breve" (atto meno solenne della "bolla", cosiddetta dal sigillo che ne garantiva l'autenticità) di Giulio II. Dal 1568 al 1620 il palazzo ospita il Seminario. Alla fine del 1700 è la residenza dei vescovi, come si legge in F. G. Battaglini (1789). Esso sorgeva davanti a Palazzo Gambalunga, lungo la via che dal Tempio porta a piazza Ferrari. Le bombe lo hanno distrutto, il palazzo Fabbri ne ha eliminato ogni traccia.

A Bologna
Carlo V arriva a Bologna il 4 novembre, dorme nel convento della Certosa. La mattina dopo in San Petronio avviene il loro incontro. La comitiva imperiale, guidata da Alfonso duca di Ferrara, è composta da numerosi principi italiani: Sforza, Gonzaga, Alfonso d'Este, i duchi di Urbino e di Savoia, come leggiamo nella "Cronaca" del 1842. Si decide per una cerimonia da farsi a Roma. In un secondo tempo, alla fine di gennaio 1530, Carlo cambia idea, scegliendo Bologna "per non perdere tanto tempo". Domenica 22 febbraio avviene la prima cerimonia che gli conferisce il titolo di re dei Romani. Il 24 c'è l'unzione del braccio destro di Carlo nella cappella del Palazzo degli Anziani di Bologna, con il papa che poi lo fa re de Longobardi.

Segno d'una crisi
Il silenzio che circonda il passaggio di Clemente VII per Rimini, è anche un simbolo della crisi in cui la città vive dopo la fine della grande stagione umanistica dei Malatesti. Tutte le strade portano alla Storia, si è detto. Quelle di Rimini, che nei due secoli precedenti sono state inserite al centro di un itinerario politico e culturale di primo piano, dal 1528 diventano una silenziosa periferia geografica, come se passassero lontane dietro i suoi colli nascondendo alla vista chi compiva quel cammino.
Mentre Rimini è costretta al silenzio, a Bologna per il convegno della pace fra Carlo V e Clemente VII si leva la voce di un lettore (docente) di greco e latino, Romolo Amaseo che recita un'orazione dedicata ad esaltare la pace che quell'incontro aveva come fine. Carlo V lo premia con 300 ducati in una tazza d'oro. Amaseo, scrive G. M. Anselmi, "parla anche come voce ufficiale dell'istituzione universitaria più antica d'Europa, tradizionalmente mediatrice dello scontro giuridico-politico fra papato ed impero".
Anche Ludovico Ariosto esalta la figura di Carlo V nella terza edizione dell'Orlando Furioso (1532). Andronica, che accompagna Astolfo liberato dall'incantesimo di Alcina, predice l'avvento di una monarchia universale "sotto il più saggio Imperatore, e giusto / che sia stato, o sarà mai dopo Augusto" (XV, ottava XXIV, vv. 7-8).

Soprattutto Firenze
Agli interessi particolari di Firenze è invece legato a doppia mandata papa Clemente VII (1478-1534), al secolo Giulio de' Medici, figlio naturale di tal Fioretta e di Giuliano (ucciso nello stesso 1478 dalla congiura dei Pazzi), fratello di Lorenzo il Magnifico. Figlio di Lorenzo è Giovanni divenuto nel 1513 papa con il nome di Leone X. Proprio Leone X avvia alla carriera ecclesiastica Giulio, nominandolo arcivescovo di Firenze. Clemente VII è eletto nel 1523. Nel 1527 i Medici sono cacciati da Firenze. Essi hanno governato dal 1434 al 1494, quando inizia la Repubblica che termina nel 1512.
Dopo l'intervento francese in Italia del 1528, il 29 giugno 1529 a Barcellona, Carlo V e Clemente VII stipulano un trattato in base al quale il papa s'impegna ad incoronare Carlo in cambio della restaurazione dei Medici a Firenze. Il che avviene il 12 agosto 1530 con Alessandro che governa su Firenze e parte della Toscana, quasi dopo un anno dalla pace di Cambrai (5 agosto 1529) tra Carlo V e Francesco I di Francia, il quale rinuncia a Milano e Napoli. Nel 1532 Alessandro riceve il titolo di duca. A Barcellona Carlo V gli ha concesso in sposa una sua figlia naturale, Margherita d'Austria. Lei resterà vedova nel 1537, un anno dopo le nozze, celebrate quando era quattordicenne, per l’uccisione del marito da parte di Lorenzino di Pierfrancesco de’ Medici, suo compagno in bagordi e festini, per una questione sentimentale. Alessandro s’era invaghito di Caterina Soderini, sorellastra di sua madre, una giovane di meravigliosa bellezza e di gran pudicizia (così Iacopo Nardi, 1584), moglie di Leonardo Minori, l’amico di Michelangelo e Cellini.
In seconde nozze Margherita d'Austria sposa Ottavio Farnese, il cui padre Pier Luigi, figlio di papa Paolo III, muore ucciso da una congiura nobiliare nel 1547.
La doppia incoronazione di Carlo V a Bologna (22 e 24 febbraio 1530) si colloca quindi fra trattato di Barcellona e pace di Cambrai (1529) da un canto, e restaurazione medicea a Firenze dell'agosto 1530 dall'altro. L'evento di Bologna sancisce il predominio spagnolo in Italia, confermato nel 1559 dalla pace di Cateau-Cambrésis.
Quel papa che transita a Rimini andando a e tornando da Bologna, conosceva la storia illustre dei Malatesti e dei loro rapporti con Firenze. Il silenzio sul suo passaggio è eloquente. La politica del "particulare" dimentica ogni dimensione storica e culturale. Ognuno pensa per sé. Soltanto letterati e poeti immaginavano grandi progetti di armonia universale tra gli Stati. Tutto il resto era, e sarebbe stato, guerra e dolore.




SCHEDA SULLA STORIA DEI MEDICI
Nel 1494 i Medici sono cacciati da Firenze, dove nasce la repubblica che dura sino al 1512, quando un esercito ispano-pontificio, dopo aver saccheggiato Prato, pone fine alla repubblica oligarchica di Pier Soderini.
Nel 1527 i Medici sono nuovamente cacciati da Firenze, per responsabilità soprattutto dell'oligarchia finanziaria cittadina. Come osserva B. Barbadoro, il potere mediceo dura dal sacco di Prato (1512) al sacco di Roma.
Il 12 agosto 1530, in base al trattato di Barcellona (29 giugno 1529) tra Carlo V e papa Clemente VII (Giulio de' Medici, figlio naturale di Giuliano, ucciso nel 1478 nella congiura dei Pazzi) essi sono nuovamente al potere a Firenze con Alessandro de' Medici.
Alessandro è figlio naturale (nato nel 1510) di Lorenzo duca di Urbino, omonimo del nonno “il Magnifico”: da lui nasce Pietro, padre di questo Lorenzo che genera Alessandro da Simonetta da Collevecchio.
Sempre a Barcellona, si combina il matrimonio tra il futuro duca di Firenze (il titolo è del 1532) Alessandro de' Medici e la figlia naturale di Carlo V, Margherita d'Austria, nata da Margherita Van-Gest, fiamminga (come annota P. Verri).
Papa Clemente VII scompare il 25 settembre 1534.

SCHEDA SULLA STORIA
d'Italia e d'Europa 1492-1559


Nel XVI sec. la storia d'Italia e gli avvenimenti europei s'intrecciano più di quanto accaduto in precedenza.
L'Italia è divisa, e ciò favorisce il particolarismo degli Stati regionali (come accade anche in Germania), mentre in Francia, Inghilterra e Spagna nascono le grandi monarchie e gli Stati rinascimentali, caratterizzati da un potere centrale assoluto.
La Francia prima (1494-1516), la Spagna poi (1521), cercano di controllare la politica italiana. Di conseguenza, la penisola è terra di scontri che coinvolgono le principali potenze europee.
La Francia (con cui si allea il Governatore di Milano, Lodovico Sforza) vuole conquistare Napoli.
Per realizzare una politica mediterranea, Carlo VIII scende in Italia nel 1494, scompaginando la politica d'equilibrio di Lorenzo de' Medici, morto nel 1492.
Nel 1494 i Medici sono cacciati da Firenze, dove nasce la repubblica che dura sino al 1512.
Carlo VIII arriva sino a Napoli. Lo Sforza, Venezia, papa Alessandro VI, il re di Spagna e l'imperatore tedesco s'alleano contro Carlo VIII (1495).
Per iniziativa dello Sforza che aveva cambiato politica, Carlo VIII decide di ritirarsi, inseguito dagli spagnoli (battaglia di Fornovo, 6 luglio 1495).
Morto Carlo VIII nel 1498, Luigi XII riprende il programma espansionistico del predecessore, mirando a conquistare Milano e Napoli, mediante l'alleanza con papa e Venezia.
Dopo aver conquistato Milano (1499), e fatto prigioniero Lodovico Sforza, Luigi XII punta verso il Sud, prima d'accordo poi in lotta con gli spagnoli che nel 1503 conquistano Napoli, il cui possesso è confermato dal trattato di Lione del 1504.
Alla morte di Alessandro VI (1503), Venezia occupa parte della Romagna.
Nel 1508 il nuovo papa Giulio II, Francia, Spagna ed impero tedesco si alleano nella Lega di Cambrai contro Venezia, sconfiggendola ad Agnadello (1509).
Giulio II, domata Venezia, si rivolge contro la Francia (1511, Lega Santa con Venezia, Spagna, Impero, Inghilterra e Svizzera), restituendo nel 1512 Milano agli Sforza che la perderanno però nel 1516. Infatti i francesi con Francesco I, alleatisi con Venezia, ridiscendono in Italia nel 1515.
I Medici fanno ritorno a Firenze nel 1512, quando un esercito ispano-pontificio, dopo aver saccheggiato Prato, pone fine alla repubblica oligarchica di Pier Soderini.
In base alla pace di Noyon (1516), il Milanese tocca alla Francia, mentre Sicilia (1282), Sardegna (1326) e Napoli (1443) sono confermate sotto il diretto controllo spagnolo.
Nello stesso 1516 muore il re di Spagna, Ferdinando il Cattolico, lasciando erede il nipote Carlo che si trova così ad unire i Paesi Bassi ricevuti dal padre (morto nel 1506) con la corona spagnola ed annessi territori italiani.
Nel 1519 il nonno paterno Massimiliano, imperatore tedesco, morendo gli lascia i propri possessi. Nello stesso anno, Carlo diventa imperatore.
Nel 1521 gli spagnoli occupano Milano. Nel 1525 sconfiggono i francesi a Pavia. Nel 1527 saccheggiano Roma con i lanzichenecchi.
Nello stesso 1527 i Medici sono nuovamente cacciati da Firenze, per responsabilità soprattutto dell'oligarchia finanziaria cittadina. Come osservava B. Barbadoro, il potere mediceo dura dal sacco di Prato del 1512 al sacco di Roma.
Nel 1529 la Francia di Francesco I rinuncia a tutte le pretese italiane (pace di Cambrai). Poi nel 1530 ritornano a Firenze i Medici (12 agosto) ed a Milano lo Sforza.
Per i Medici vale il trattato di Barcellona (29 giugno 1529) tra Carlo V e papa Clemente VII (Giulio de' Medici, figlio naturale di Giuliano, ucciso nel 1478 nella congiura dei Pazzi). Papa Clemente VII scompare il 25 settembre 1534.
Per gli Sforza c'è la rinuncia di Francesco I in base alla pace di Cambrai del 5 agosto 1529.
Il trattato di Barcellona impegna il papa ad incoronare Carlo V in cambio della restaurazione dei Medici a Firenze. L'incoronazione avviene in una duplice cerimonia a Bologna il 22 ed il 24 febbraio 1530.
Sempre a Barcellona, si combina il matrimonio tra il futuro duca di Firenze (il titolo è del 1532) Alessandro de' Medici investito del potere il 12 agosto 1530, e la figlia naturale di Carlo V, Margherita d'Austria, nata da Margherita Van-Gest, fiamminga (come annota P. Verri).
Alessandro è figlio naturale (nato nel 1510) di Lorenzo duca di Urbino, omonimo del nonno “il Magnifico”: da lui nasce Pietro, padre di questo Lorenzo che genera Alessandro da Simonetta da Collevecchio.
Carlo V si annette Milano e la Lombardia nel 1535. Tale possesso è confermato dalla pace di Crepy del 1544.
Nel 1559 il successore di Carlo V (che ha abdicato nel 1556), Filippo II, conclude la pace di Cateau-Cambrésis con la Francia.
La Spagna conserva i suoi domini italiani, Lombardia, Napoli, Sicilia, Sardegna e Stato dei Presidi in Toscana.




Al cap. 3. Sacco di Roma, Europa scossa.
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Antonio Montanari

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