Fuorisacco, 24.08.2016.  Riccione 1928. Un trionfo di spiaggia.
Articolo di Valfredo Montanari su "Turismo d'Italia".


Un trionfo di spiaggia: Riccione

[Dalla rivista "Turismo d'Italia", maggio 1928]

Le fauste leggende che circondarono il tempo antico della Riviera di Romagna, ricorrono,nell'odierno trionfo, con un senso di verità, divenuta storia, vita e speranza fulgida.
Il lido interminabile della Romagna, bella con il suo glauco mare, suggestiva come le ispirate virtù delle sue cante, creò la prima vicenda degli uomini audaci, che furono raccolti a convegno spirituale presso la riva dolcissima, da cui invocarono salute e prosperità domestica.
Una lieta successione di leggende si delineò insieme con l'orizzonte nuovo, e sorse durante il palpito dell'aurora e continuò gagliarda, e porse un invito fraterno. Poi la comunione sacra avvinse gli uomini aspettanti, li confortò nella loro attesa, li benedisse con un auspicio grande. E nel mare si celebrò un convitto festoso, mentre le onde scioglievano il loro inno.
Anche a Riccione, leggiadra distesa di arena, luce perenne di gaudio, incanto di bellezza eterna, l'episodio dell'epoca remota, si rinnovella fra gli splendori. Perché sulla consolare via Flaminia è scolpito il ricordo della vecchia gente partita di buon mattino con un fardello di reti e di remi sopra le spalle, verso la marina; o della vecchia gente che, propiziatrice di fortuna avvenire, chiese al mare la sua naturale protezione.

A simiglianza di tutti i paesi destinati al civile progresso questa spiaggia marina ebbe i suoi fautori degnissimi, provvisti della facoltà consona alla comprensione esatta; ma anche un purissimo entusiasmo e una fede sicura e una tenace volontà gli stessi fautori osarono, mirando alla vittoria. Essi ascoltarono - nei preludi della loro fervida aspirazione - il gioioso racconto di un bene apparso per diffondere motivo di universale dedizione.
Allorquando, infatti, il reverendo Don Carlo Tonini, parroco dell'antica frazione di Riccione, voleva indurre i pochi abitanti a prediligere i “bagni marittimi» del litorale riccionese, egli soleva intrattenere i fedeli e i cittadini per ridire che «quella vita menata in riva al mate e in quell'aria sempre pregna di sali, in quelle barche o battelli sempre pronti a cangiar aria, era assai confacente a mantenere sano e robusto l'individuo». Nell'immagine del fanciullo saltellante sull'arena, don Carlo Tonini, fissò il pensiero di redebzione per la marina; nella coorte dei fanciulli, anzi, presentì le schiere del futuro, le quali avrebbero riconosciuta la profetica visione. Il nostro precursore ottenne, inoltre, che al casello ferroviario di Riccione, eretto dopo l'anno 1860, fermasse il treno, cioè il «convoglio» che recava, traverso la piana ridente, viaggiatori e pellegrini, il cui sguardo doveva volgersi alla marina prossima.
Forse don Carlo Tonini credeva che la breve sosta accanto al casello ferroviario, avesse il significato gentile di chi sofferma un a persona amica per contemplare un pregio di natura; o credeva, piuttosto, che il progresso fosse immediatamente consecutivo all'osservazione momentanea.
Ma la sua mente era dischiusa, comunque, al generoso apostolato, che aveva bisogno ancora di varia esperienza.
Le prime tre ville costruite a marina non hanno raggiunta l'età di mezzo secolo, e si gloriano di questa loro giovinezza, ambita e rara, poiché tutte le altre venute più tardi sono adolescenti e un po' bizzarre nella fiorita fanciullezza.
E che cosa rappresentano tre ville lungo il litorale di cinque chilometri? Un minuscolo villaggio in mezzo alla landa arida; un minuscolo villaggio taciturno, considerato come salvaguardia del mare meraviglioso. Ma le ville aumentarono presto, invasero la landa, le donarono grazie e intorno ad esse crebbero fiori e piante, altro privilegio della nostra stazione balneare. Lontano dalle ville sorse pure qualche edificio che ospitava le colonie marine; e più da vicino vi fu chi decise l'istituzione di una modesta «osteria» o di una modesta «trattoria», contenuta, a volte, in una semplice capanna di legno. Buon vino e buon pesce costituivano la lista delle vivande; e le «pensioni», allora, erano pur frequentate di gente signorile, Così l'albergo, nella sua funzione primitiva, mostrava attrattive del pari gradite. Gli ospiti si contavano facilmente, poiché, forse, soltanto in un gruppo discreto tenevano, da padroni assoluti, la spiaggia deliziosa. Le famiglie, patriarcali nell'origine e nel costume, ricevettero il saluto augurale; e ognuna di esse accettò l'offerta cordiale, senza pretesa, con molta bontà, come usava a quei tempi.
Ma vi fu un altro benemerito che pose a fondamento della sua opera proficua, la nobiltà del casato e delle intenzioni: il conte Giacinto Martinelli, che «avendo a suo costante pensiero lo sviluppo di questa marina», tracciò strade e viali e piantò alberi in notevole proporzione; gli alberi che adesso concedono freschezza ristoratrice di ombra e di pace. I viali del territorio riccionese sono tanti e hanno una bellezza incomparabile; ad ogni stagione i nostri viali rinnovano la loro veste colorita di verde intenso, e formano un'ordinata fila di corridoi paralleli, entro i quali è piacevole smarrirsi nei momenti di calura.
Il periodo che distingue la vera ascesa della nostra spiaggia deriva dall'autonomia comunale, conseguita nel 1923 quando gli ospiti avevano raggiunta la cifra di alcune migliaia e le esigenze sulla moderna organizzazione e sulla moderna ospitalità, determinavano condizioni di vita indispensabili. Eppure gli sforzi e la fatica comune, fusi nei propositi elevati, condussero a nuove mète raggianti: e si provvide ai pubblici servizi, all'attrezzatura alberghiera, al miglioramento ed abbellimento dei viali, delle strade e del territorio comunale, all'abbellimento della spiaggia: affinché le attrazioni panoramiche armonizzassero vieppiù con le opere compiute. Una serie di attività e di iniziative furono esplicate mediante la consapevole responsabilità della missione a ciascuno affidata e si trasformò in pochi anni il villaggio con il grazioso insieme della città-giardino, racchiusa dalla felice posizione panoramica e topografica.
Le attività che caratterizzano lo sviluppo rapido e grandioso sono incessanti; e desideriamo citare, al riguardo, un'opera rilevante che, in questi giorni, assurge a meditata esaltazione: il nuovo acquedotto. La fornitura idrica, durante la stagione estiva, si presentava infatti assai preoccupante negli anni scorsi, poiché era impossibile provvedere alla regolare distribuzione a vantaggio di tutti gli utenti, specie per la zona di marina, intensamente popolata. La esistenza, inoltre, di un piccolo acquedotto non era sufficiente garanzia alle necessità complesse della stagione balneare, né era agevole disporre forniture supplementari, per cui la questione, anche se di rilievo superiore, doveva essere esaminata e trattata con possibilità positive e favorevoli. Il problema è stato, adunque, risolto in tutta la sua mole onerosa, e ci induce a constatare una realizzazione di eccezionale importanza.
Riccione trascorre, ora, la vita balneare che risuona di infinita giocondità. Gli ospiti sono tornati per godere il mare e il clima, serenamente. La spiaggia rammemora l'antica leggenda e sorride con l'azzurro glorioso dell'Adriatico.
Valfredo Montanari


ARCHIVIO
Fuorisacco. 23.08.2016.  Riccione 1927. In una luce di storia
Fuorisacco. 21.08.2016.  Riccione 1926. Una babele di lingue

Antonio Montanari
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