Sigismondo Pandolfo Malatesti 1417-2017.



Malatesti nati in Roma
secondo Francesco Sansovino


Le fonti di Amiani sono Raffaele Maffei (1451-1522) e Marcantonio Coccio detto Sabellico (1436-1506) che fu allievo di Giovanni Antonio Pandoni (ca. 1405-1485). Pandoni visse presso la corte riminese dei Malatesti, componendo i ben noti versi elegiaci in onore di Isotta ("De amore Jovis in Isottam"). Ma, come osserva in una lettera indirizzata da Roma il 20 novembre 1801 ad Alessandro Da Morrona (1741-1821) che la pubblica nella sua "Pisa illustrata nelle arti del disegno", II (Pisa 1812), il riminese Angelo Battaglini (fratello di Francesco Gaetano ed autore della "Corte Letteraria di Sigismondo Pandolfo Malatesta Signor di Rimino"), Pandoni fu "più storico che vate pregiato".
Il giudizio di Angelo Battaglini può suggerire di ritenere valido quanto sostenuto da Sabellico, autore di 63 volumi di storia universale. A Sabellico e Maffei non credette invece Francesco Sansovino (1521-1586) che nel libro "Della origine e de' fatti delle famiglie illustri d'Italia" (1582), fa nascere la dinastia dei Malatesti "in Roma" (cc. 221-222). Sansovino rimanda alla Germania: "... si può credere [...] che ne tempi di Othone Terzo" nascesse la famiglia dei Malatesti, "e che poi sopita dall'anno 900 fino al 1248, risorgesse di nuovo nel predetto millesimo". La notizia della famiglia "sopita" è smentita da altri documenti.
Sansovino scrive poi: "Tuttavia parrebbe gran cosa che dal 900 fino al 1248 essendo stato Malatesta arricchito da Othone di Castella, di giurisditioni, e di altri titoli di grandezza, si fosse per lo spatio di 348 anni del tutto estinta ogni memoria fino all'anno 1248 e tanto più che Arimino era camera di Imperio", ovvero città fedele all'impero.
Giuseppe Betussi (1515-1575) scrive nel 1547 dei Malatesti, chiamandoli "antichissimi signori di Arimino, il cui principio e la cui grandezza incomincia ai tempi di Ottone III". Il testo è nella "Addizione al libro delle donne illustri di Boccaccio" (Venezia 1545-1547), al cap. 46 dedicato a "Ginevra Malatesta". Questa può essere la fonte di Sigonio.
Ai nostri giorni si continua a definire frutto di "semplici fantasie" la questione delle origini germaniche dei Malatesti, ma poi si sostiene che ciò non compromette l'attendibilità di un documento del 1186 che riguarda appunto un Malatesta Tedesco. Quest'ultimo personaggio rimanda proprio all'omonimo Germanus che due secoli avanti (997) da Ottone III ricevette un'investitura, come abbiamo letto in Sigonio.

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Antonio Montanari

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