[15.12.2015] Tra le nuove pagine, ricordiamo la sezione relativa all'epistola di Galeotto "Ad Romanos" del 1394 ed al modello a cui si ispira, di Francesco Petrarca, collegato alla vicenda della morte violenta di Cola di Rienzo: "Quantunque al primo colpo morisse, s'infierì atrocemente contro il cadavere; annodatigli i piedi, lo trascinarono sino in piazza di San Marcello, presso alle case dei Colonna; ove, tutto sconcio dalle ferite e mutilato del capo, fu appeso pei piedi alle forche. Pendette due giorni e una notte, fra gli scherni dei ragazzi che vi gettavano pietre; sinché per ordine di Giugurta e di Sciarretta Colonna, tratto al Campo dell'Austa, davanti al mausoleo di Augusto, venne bruciato dai Giudei ad un fuoco di cardi secchi", come si legge in F. Papencordt, "Cola di Rienzo e il suo tempo", Torino 1844, p. 289.
[02.11.2015] La sezione dedicata a Galeotto di Pietramala è stata aggiornata con una serie di nuove pagine, tra le quali ricordiamo soprattutto quella intitolata 1567, si parla di fuga da Avignone, in relazione al precedente testo su quella fuga (del 18 settembre, aggiornato il 29.10): La fuga da Avignone sul finire del 1397. Nel 1397 Galeotto fugge da Avignone, soggiorna per alcuni mesi a Valence e poi si reca a Vienne, città «ad Rhodanum fluvium sita», nel Delfinato, dove scompare l'8 febbraio 1398. Poco prima, Galeotto era stato privato dei redditi della località di Noves, riconosciutigli dal Papa Clemente VII, per colpa di Gilles Bellemère (1342-1407), esponente di spicco della corte di Avignone, di cui diventa vescovo nel 1392. La questione si trascina dal marzo 1394 all'agosto 1397. Galeotto protesta perché privato di quei redditi di Noves. Ma fa altrettanto, e "bien fort", Bellemère scrivendo pure un trattato per dimostrare in punta di Diritto romano "la justesse de ses prétentions". Per rafforzare "son droit sur Noves, il invita les habitants à prêter un serment public d'obéissance à sa personne, à son église et à sa cour de Noves" (scrive Henri Gilles, "La vie et les uvres de Gilles Bellemère", pp. 116-117). Siamo proprio alla vigilia della partenza di Galeotto di Pietramala da Avignone per Valence. Bellemère, personaggio celebre per le sue compilazioni di Diritto canonico (divenne famoso con i "Commentari" al "Decretum Gratiani" o "Corpus iuris canonici" del XII sec., editi nel 1548), era in contatto con gli intellettuali umanisti di Avignone, quindi pure con lo stesso Galeotto che di quel gruppo era il protettore (A. Coville, La vie intellectuelle dans les domaines d'Anjou-Provence de 1380 à 1435, Parigi 1941, p. 406). E Galeotto deve aver considerato il comportmento di Bellemère un tradimento pieno di pericoli per il suo futuro. [02.11.2015]
Speciale: Fuorisacco. 15.08.2015. Rimini "piccola", ma grande in ginocchio. E poi ti consigliano di riderci sopra. A che cosa serve la censura nella 'piccola' Rimini
"Chi gestisce il potere non ama lo spirito critico" "Lo spirito critico non è mai stato gradito da chi gestisce il potere, perché su di esso si fonda la possibilità di esercitare forme di controllo, evitando che il potere si trasformi in arbitrio, si nasconda nellopacità. La democrazia è governo del popolo, ma pure governo in pubblico. Due elementi che rendono indispensabile uno spirito critico diffuso, sì che il suo attenuarsi si trasforma inevitabilmente in un indebolimento, o in una vera e propria scomparsa, della democrazia. Ma, si dice, lattribuire pubblica rilevanza allesercizio dello spirito critico implica discussione e così rallenta i processi di decisione, la cui velocità sembra essere divenuto lunico bene da salvaguardare. Vengono, allora, presentati come un imperativo la separazione o almeno lallentarsi del legame tra decisione e controllo, con linevitabile conseguenza di una riduzione degli spazi dove lo spirito critico può essere accettato, o benevolmente tollerato. Spazi privati, ovviamente, dove rifugiarsi per praticare un irrilevante otium, che non inneschi alcuna forma di contagio." Stefano Rodotà ("la Repubblica", 02.03.2014)
Ecco perché vorrei scrivere un pezzo intitolato: "A che cosa serve la censura nella 'piccola' Rimini?" Chi gestisce il potere non ama lo spirito critico" ("la Repubblica", 02.03.2014).
Addio, Enzo Franciosi. Ti ricorderò per l'amicizia, e ti sarò sempre grato per la cortesia con cui, era il 1990, mi facesti leggere le carte di casa, ovvero di tuo padre Giovanni, famosissimo insegnante a Rimini, per il mio lavoro sui "Giorni dell'ira". L'articolo prosegue in Fuorisacco Indice Fuorisacco 2015.
Articoli di Antonio Montanari su Romagna arte e storia [1997-2003]: 1. Il contino Garampi ed il chierico Galli alla "Libreria Gambalunga". N. 49/1997 2. Bertòla redattore anonimo del Giornale Enciclopedico. N. 50/1997 3. Per soldi, non per passione. "Matrimoni disuguali" a Rimini (1763-92). N. 52/1998 4. Pane del povero. L'Annona frumentaria riminese nel sec. XVIII. N. 56/1999 5. Nei "ripostigli della buona Filosofia". Nuovo pensiero scientifico e censure ecclesiastiche nella Rimini del sec. XVIII. N. 64/2002 6. Giovanni Cristofano Amaduzzi, illuminista cristiano. N. 67/2003
RIMINISTORIA è un sito amatoriale, non un prodotto editoriale. Tutto il materiale in esso contenuto, compreso "il Rimino", è da intendersi quale "copia pro manuscripto". Quindi esso non rientra nella legge 7.3.2001, n. 62, "Nuove norme sull'editoria e sui prodotti editoriali e modifiche alla legge 5 agosto 1981, n. 416", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 67 del 21 marzo 2001. Antonio Montanari Nozzoli. Info: 0541.740173. [15.07.2015] Mail diretta«La saggezza insegna che la solidarietà è la forza dei deboli e la solitudine è la debolezza dei forti.» «Spesso, le grandi certezze nascondono fragilità teorica, il dubbio, invece, tiene vivo il pensiero, come un atto religioso.» [Aldo Grasso]